I cambiamenti climatici e le Conferenze delle Nazioni Unite: da COP 1 a COP 27

Da circa 30 anni l’ONU riunisce tutti i Paesi del mondo attraverso le Conferenze delle Parti (COP) allo scopo di monitorare le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici.

Suggerimento n. 520/29 del 22 agosto 2022


La crescente preoccupazione della comunità scientifica sui potenziali rischi del cambiamento climatico spinse le Nazioni Unite, nel 1992, a dotarsi di un quadro d’azione per combattere l’aumento delle temperature. Per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra venne firmato, dai Paesi aderenti (attualmente 197), un trattato internazionale denominato “United Nations Framework Convention on Climate Change” (UNFCCC).

Nel 1995, a Berlino, gli Stati aderenti si riunirono per la prima volta nella Conference of the Parties (Conferenza delle Parti, COP), un incontro annuale volto a discutere delle azioni e delle strategie da attuare per il raggiungimento degli obiettivi comuni in tema di cambiamenti climatici.

Nella prima COP i delegati sottolinearono gli impegni specifici per i Paesi industrializzati, in quanto maggiori responsabili delle emissioni inquinanti, e vennero costituiti due organismi chiave per l’ONU:

  • l’SBSTA che rappresenta l’organismo di supporto dedicato a gestire gli aspetti tecnici e scientifici funzionali al negoziato politico;
  • SBI deputato a monitorare l’effettiva applicazione delle decisioni e degli impegni presi nelle precedenti Conferenze.

 

Dopo due anni e mezzo, durante la COP 3 del 1997, venne approvato il Protocollo di Kyoto, un trattato che richiedeva ai Paesi industrializzati una diminuzione del 5% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, da realizzarsi entro il 2012. La finale approvazione del Protocollo da parte dei Paesi avvenne dopo 7 anni, nel 2005.

Durante la COP 13 (Bali, 2007) i Paesi membri adottarono la Bali road map, un piano concreto che prevedeva di coinvolgere, oltre agli stati industrializzati, anche i Paesi emergenti (Cina, India e Brasile), basato su 4 tematiche principali: mitigazione, adattamento, finanza climatica e tecnologia.

Nella COP 15 di Copenaghen venne sottolineata la necessità di evitare che l’aumento delle temperature globali superasse la soglia dei 2°C. Inoltre, si evidenziò l’importanza di aiutare le nazioni in via di sviluppo attraverso il Fondo Verde per il Clima che venne istituto ufficialmente durante la COP 16 di Cancún nel 2010.

Durante la COP 16 venne stabilito di ridurre le emissioni di gas serra dal 20% al 40% entro il 2020. Per raggiungere questo obiettivo furono istituiti tre organismi: il Technology Executive Committee con il compito di stabilire le strategie per il trasferimento delle tecnologie, il Climate Technology Centre con l’obiettivo di organizzare le attività e il Climate Technology Centre and Network con lo scopo di attuare gli interventi.

Di fondamentale importanza fu la sottoscrizione di un trattato internazionale, l’Accordo di Parigi, stipulato durante la COP 21 del 2015, con il quale i sottoscrittori si impegnarono a mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2 gradi centigradi. Uno dei principali elementi introdotti da tale Accordo è la produzione, da parte di ogni membro, di un Nationally Determined Contribution (NDC), un piano, da aggiornare ogni 5 anni, che delinei in modo chiaro la strategia che ogni Paese intende adottare per mitigare (ridurre le emissioni) e adattarsi (ridurre gli impatti) ai cambiamenti climatici.

Con la COP 26 (Glasgow, 2021) si ridusse a 1,5°C il limite dell’aumento della temperatura media globale che gli Stati devono impegnarsi a mantenere. Durante la Conferenza, inoltre, USA e Cina firmarono un accordo di collaborazione, senza scadenze e vincoli, per fronteggiare la crisi climatica.

La prossima Conferenze delle Parti, la COP 27, si terrà in Egitto dal 6 al 18 novembre 2022.

 


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