Come è noto, non concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente le somministrazioni:

- di vitto da parte del datore di lavoro;

- in mense organizzate direttamente dal datore stesso o gestite da terzi;

- fino all’importo complessivo giornaliero di euro 5,29, aumentato ad euro 7 nel caso in cui le stesse siano rese in forma elettronica, le  indennità di mensa corrisposte agli addetti ai cantieri edili e le prestazioni sostitutive di mensa quali, ad esempio, i buoni pasto.

Con riferimento ai buoni pasto o ticket restaurant, il decreto ministeriale n. 122/2017, oltre a stabilire che gli stessi non siano cedibili, né commercializzabili o convertibili in denaro, ha disposto un limite al cumulo, che consiste nell’impossibilità per il lavoratore di utilizzare contestualmente più di otto buoni pasto.

Con il Principio di Diritto n. 6 del 12 febbraio 2019, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, ai fini del limite di esenzione dal reddito di lavoro dipendente previsto dalla normativa, per il datore di lavoro – sostituto di imposta - non ha rilevanza il divieto di utilizzare giornalmente più di otto buoni.

In altri termini, il datore di lavoro deve limitarsi a verificare il rispetto del limite di esenzione rispetto al valore nominale dei buoni erogati, che non dovrà essere superiore ad euro 5,29, aumentato ad euro 7 se in formato elettronico, per ciascun buono. L’eventuale eccedenza sarà imponibile sia ai fini fiscali che previdenziali.

Infine, ricordiamo che, per la medesima giornata lavorativa, non è possibile offrire ai lavoratori il servizio mensa o pagare l’indennità sostitutiva di mensa e contestualmente riconoscere anche un buono pasto, salvo assoggettare integralmente a tassazione e contribuzione una delle due prestazioni.