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Intervista a Silvia Passerini - Architetto

Cos’è Biophilia o Biophilic Design?
Biophilia è amore per la vita, amore per la natura, e di conseguenza il Biophilic Design è un modo ritrovato di progettare i luoghi in cui viviamo, lavoriamo e veniamo educati.  Quindi progettare secondo i principi biofilici, significa adottare una strategia di progettazione sostenibile che mira a collegare e considerare l’essere umano parte integrante della natura e per questo interconnesse con la vita e i suoi processi unitari.
Secondo un crescente numero di ricerche si rivela il positivo impatto del Biophilic Design nella vita di tutti i giorni. Viene riscontrato un aumento dell’apprendimento, un più rapido recupero dalla malattia o dell’aumento delle performance sul posto di lavoro; di fatto è ciò che ci accade con la vicinanza della natura o nell’immersione in essa, infatti migliorano l’umore, la qualità della vita e la proattività. Il modello è trasferibile a qualsiasi altro contesto: è scientificamente provato che un paziente felice risponde meglio alle cure o che un lavoratore appagato dal contesto lavorativo rende ha una produttività migliore. Se quindi partiamo dal presupposto che la felicità possa essere generata anche dal design allora il modello del biophilic design diventa il sistema a cui ambire nel futuro del design sociale, abitativo e lavorativo, tanto come quello educativo e sanitario.
È determinante utilizzare materiali naturali provenienti direttamente dall’ambiente circostante e relazionarci con il contesto. In questo momento storico è evidente il necessario ripensamento al nostro modo di progettare, costruire e produrre. Quindi Biophilia è anche parlare di impegno e rinnovata concezione del nostro permanere strettamente connessa con la Sostenibilità Ambientale e gli edifici che “rigenerano”.

Il Biophilic Design è innovazione?
Il Biophilic Design è un ritrovato modo di concepire il progetto strettamente collegato con il contesto territoriale e la natura del luogo. Personalmente, io che trovo spesso ispirazione e ho il piacere di occuparmi di architettura vernacolare e agricola con valenza storica, ritrovo gli stessi principi. Le architetture vernacolari, ma anche quelle agricole in generale, si basano sull’utilizzo di materiali naturali e rintracciabili sul posto. È un’architettura che si basa sull’alleanza fra uomo e natura. Certo, noi oggi abbiamo bisogno di questa alleanza o, meglio, di ritrovarla, in qualche modo sembra essere necessario rileggere quelle pratiche antiche dell’abitare per poter avere nuove visioni progettuali. Ci sono tutti i temi di Sostenibilità Ambientale a cui dover rispondere in modo sostanziale.
La Biophilia o Biophilic Design, è, a mio vedere, quella visione odierna di ciò che l’Architettura Vernacolare, nella versione più antropologica e storica, ha sempre rappresentato. Se per ritrovare tale valore, abbiamo bisogno di fare memoria e trovare un nuovo nome, allora si, il Biophilic Design è il futuro.

Il Biophilic Design ha relazione con la Sostenibilità Ambientale?
Certamente, il Biophilic Design sottolinea il nostro rapporto con la natura e in questo concetto rientra tutto, bisogna però specificare cosa intendiamo per Sostenibilità Ambientale. Senza porre alcuna ombra su progetti che vediamo crescere nelle nostre città, bisogna però fare una riflessione critica, anche con analisi delle ultime ricerche in tema di sostenibilità ambientale ed edificio costruito, infatti, alcune ricerche hanno dimostrato che edifici più alti di 6 piani, non riescono ad essere più edifici sostenibili e tanto meno rigenerativi. Si può dire lo stesso del costruito che necessita di un consistente utilizzo di energia per compensare le varianze termiche dettate dalle ampie superfici vetrate, anche se di fatto certificati in ambito sostenibile, ma di certo non sono edifici rigenerativi. Una differenza verso cui dovremmo porre molta attenzione. Non bastano le certificazioni per poter incidere con ragionevolezza sulle sfide del nostro tempo. A mio vedere dovremmo ascoltare maggiormente i nostri studiosi e ricercatori scientifici che ci mettono sempre più in guardia e che ci spronano ad assumente sempre più responsabilità per le generazioni future e alimentare sempre più l’etica che è anche consapevolezza. È arrivato il tempo di mettere al centro nuovi paradigmi su cui basare le nostre economie, e non il contrario.

C’è un progetto in cui tali principi ritiene che siano stati espressi?
Penso che nel mondo ci siano diversi esempi, ma quello che posso citare è l’impegno diretto che, come capo progetto, ho assunto nel progetto sperimentale di recupero e valorizzazione di Cascina Sella Nuova. Una Cascina del Comune di Milano in stato di forte degrado, seppure sia un bene sotto tutela, e data in concessione per 40 anni ad una cordata del terzo settore, attraverso gara pubblica. La cascina di 7.000mq di edificato e 14.000mq di area verde si trova all'interno della cerchia delle mura della città a 4 minuti a piedi dalla fermata MM Bisceglie, ma in un contesto verde e agricolo come il Parco delle Cave e il Parco dei Fontanili.
Qui con la partecipazione di 18 progettisti specializzati, è previsto un recupero e valorizzazione del bene che vede i 10 edifici come “soggetti” in grado di rigenerare l’ambiente. La collaborazione con il tecnico che segue il processo di certificazione, l’Ing. Alessandro Speccher, ha guidato le fasi di lavorazione della progettazione. Sono 10 principi di sostenibilità ambientale e sociale, si anche sociale perché i due principi non possono essere disgiunti per la realizzazione di un progetto che comprende il concetto di futuro.
Il progetto mette in luce un modello di riqualifica innovativo per un patrimonio caratterizzante il nostro territorio lombardo: la cascina.
Si prevedono tecniche energetiche che consentiranno l’80% dell'autonomia energetica (geotermia in abbinamento a serre bioclimatiche, pannelli fotovoltaici e solari, edifici passivi), una parziale autonomia alimentare (orti e frutteti) e strutture recuperate-restaurate con tecniche e sistemi architettonici naturali con criteri di   Bioarchitettura o Architettura Naturale (strutture lignee, coibentazioni in paglia e argilla, canapa, residui della lavorazione del riso, mattoni in argilla cruda). Quindi il riutilizzo delle materie scartate delle lavorazioni agricole, o il rintracciamento dei materiali nel contesto più prossimo. Sono previste anche attività di coltivazione dei 14.000 mq di area verde agricola con tecniche di permacultura e biodinamica. 
Sono previste 13 funzioni di interesse pubblico che si basano su tre elementi tradizionali delle Comunità agricole: Abitare, Lavorare, Socializzare.
Le tre aree tradizionali sono state attualizzate declinandole al nostro linguaggio culturale come il co-housing (con un settore specifico per l'autonomia degli over 65 anni), cure olistiche, servizi all'infanzia (con aule verde), un museo, un panifico con la Scuola di panificazione, un punto ristoro e vendita prodotti tipici, un edifico per le attività agricole e di formazione.
Tutto ciò rappresenta una visione progettuale innovativa che può fungere da modello di nuove Comunità Sostenibili Urbane e non, inerente al recupero di un patrimonio diffuso come le Cascine Lombarde.
Si segnala il sito del progetto di Cascina Sella Nuova
www.cascinasellanuova.it

Ritiene che vi siano le necessarie competenze nei diversi settori del mondo edilizio (progettisti, imprese, aziende, artigiani)?
In Italia e i n Europa esistano certamente competenze e anche delle aziende in grado di lavorare su questi temi con serietà. È necessario però dover diffondere sempre più queste tecniche e questi concetti; quindi, necessita una maggior formazione su questi temi. Abbiamo ancora un’idea confusa di Sostenibilità Ambientale, ma anche di Natura e soprattutto del nostro rapporto con essa. Ci sentiamo ancora distinti da essa, mentre siamo un’unica cosa.
Solo quando quella responsabile alleanza sarà chiara, potremmo dire di avere strumenti adeguati ad agire, ognuno nel suo campo e professionalità, con incisività. Dovremmo però tener conto del tempo, noi umani siamo molto lunghi nei processi di cambiamento, soprattutto quelli culturali, certo, in un tempo di urgenza, non è una caratteristica che gioca a nostro favore, ma come non credere nella grande potenzialità insita in noi?
Ad esempio, nel progetto di Cascina Sella Nuova esiste Co-Meta, una giovane realtà, che tra le sue mission, ha anche quello della formazione perché ci rendiamo conto di quanto sia indispensabile lavorare sulla cultura progettuale e di quanto tutto passi attraverso l’esperienza.  Quei 10 edifici rigeneratori dell’ambiente di Cascina Sella Nuova, rappresenteranno anche un abaco delle costruzioni naturali e sostenibili. Un cantiere aperto per contribuire nel campo della formazione.


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