ANTICORPI DI LEGALITA': IL PROTOCOLLO ANCE-MINISTERO DELL'INTERNO
La relazione contrattuale con soggetti mafiosi, oltre a integrare possibili fattispecie di reato, comporta per l’appaltatore principale pesanti e pressoché immediate sanzioni interdittive.
La normativa antimafia, infatti, prevede che, qualora a seguito di verifiche emergano elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa in un’impresa, la pubblica amministrazione non possa stipulare contratti o subcontratti con l’impresa stessa, né rilasciare concessioni ed erogazioni.
Va messo in evidenza come le misure interdittive possono conseguire non solo a conclamata e volontaria collusione con la mafia, ma anche a semplici tentativi della criminalità organizzata di entrare in relazione con un’impresa, a prescindere dal fatto che quest’ultima accondiscenda a farsi infiltrare o semplicemente subisca l’ingerenza malavitosa.
Ignorare il rischio, in questo contesto, rappresenta di per sé un possibile vulnus per l’impresa.
Esistono strumenti, “anticorpi di legalità”, messi a disposizione dal Legislatore e anche dal nostro sistema associativo, che possono assolvere una fondamentale funzione di tutela, rafforzando l’impresa e, per quanto possibile, rendendola immune a tali rischi. In ambito pubblico per verificare lo stato di salute delle imprese cui vengono affidati i lavori “a rischio di infiltrazione mafiosa”, sono state istituite le “White List”, ovvero gli elenchi istituiti presso ogni Prefettura che hanno lo scopo di rendere più efficaci i controlli antimafia rispetto alle attività imprenditoriali considerate più a rischio.
Per questo, l’iscrizione all’elenco White List è obbligatoria per alcune specifiche categorie di imprese, qualora debbano stipulare contratti diretti o indiretti, come ad esempio contratti in subappalto, appunto con la pubblica amministrazione. Le verifiche effettuate ai fini dell’iscrizione coincidono con quelle effettuate per il rilascio dell’informazione antimafia.
Tuttavia, sussiste una lacuna normativa giacché, nel contesto privato, non esiste uno strumento analogo che metta l’imprenditore nella condizione di verificare l’affidabilità dei propri contraenti privati rispetto al rischio di collusione criminale mafiosa. Eppure, le esigenze di salvaguardia dell’ordine pubblico, della concorrenza e della libertà di impresa, la necessità di reprimere le infiltrazioni mafiose e malavitose meritano tutela anche nel settore privato. Le imprese colluse o in contatto con la mafia possono operare indisturbate nella contrattazione privata e ciò rischia di vanificare l’intero apparato della legislazione antimafia che tende all’isolamento delle imprese influenzate dalla criminalità organizzata.
Un importante passo in questo senso è stato compiuto dal Legislatore che (anche su input del Consiglio di Stato) ha modificato il Codice Antimafia, introducendo l’articolo 83 bis, in forza del quale il Ministero dell’Interno può sottoscrivere protocolli, o altre intese comunque denominate, per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata, anche allo scopo di estendere convenzionalmente il ricorso alla documentazione antimafia di cui all'articolo 84.
Tali protocolli possono essere sottoscritti anche con imprese di rilevanza strategica per l'economia nazionale, nonché con Associazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale di categorie produttive, economiche o imprenditoriali e con le Organizzazioni sindacali, e possono prevedere modalità per il rilascio della documentazione antimafia anche su richiesta di soggetti privati.
È da qui che il 4 luglio 2021, è nato il Protocollo Ance-Ministero dell’Interno finalizzato a rafforzare la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. L’accordo prevede che nei contratti stipulati dalle imprese associate con i rispettivi subappaltatori, che operano nelle attività esposte a rischio di infiltrazione mafiosa, possano essere rafforzati i sistemi di controllo e di verifica della posizione dei contraenti. Si tratta di un protocollo a adesione volontaria, in forza del quale le associazioni di categoria hanno accesso direttamente alla BDNA per ottenere il rilascio della documentazione antimafia.
I vantaggi che derivano dall’adesione sono molteplici. Anche nell’ambito privato, l’impresa può verificare la situazione antimafia del proprio subappaltatore e non incorrere in problemi di interdittive per aver utilizzato sub contraenti non adeguatamente controllati. Inoltre, tale impegno viene valorizzato nel contesto del Rating di legalità, consentendo all’impresa di raggiungere un punteggio più alto nel rating di legalità.
Assimpredil Ance ha ritenuto importante promuovere questa opportunità soprattutto perché presuppone, a monte, l’impegno vincolante delle imprese associate a scegliere come subcontraenti, anche nei lavori privati, soggetti di cui sia accertata la regolarità sotto il profilo antimafia. È un altro passo verso la promozione della legalità nel nostro settore: l’idea non è semplicemente quella di tutelare i soci da un fattore patologico (le attività criminali di tipo mafioso), bensì di trasferire un messaggio per cui la disciplina di prevenzione e di tutela della legalità diviene essa stessa un’opportunità di sviluppo e di crescita aziendale.