LA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA "CASE GREEN": SPUNTI DI RIFLESSIONE
Nell’ambito dell’evento “Osservatorio green economy – GEO” che si è svolto lo scorso 25 settembre, in qualità di Consigliere delegato all’Efficienza energetica Assimpredil Ance, sono intervenuto in merito alla nuova Direttiva Europea “Case Green” e ai benefici sociali dell’efficientamento energetico.
Ho portato il punto di vista delle imprese edili e degli operatori economici che si trovano in un mercato che consente loro, pur non essendo sociologi, di avere percezione dei meccanismi che consentono di attivare gli interventi di efficientamento energetico, degli elementi che li ostacolano e di quelli che li agevolano.
Le ricadute sociali che sono oggetto di questo incontro (quelle individuali come il contrasto della povertà energetica – il benessere abitativo – la salubrità – l’inclusione, così come quelle collettive come la sicurezza energetica) sono tutti aspetti importanti, gradevoli, vitali nei casi più estremi, apprezzati ex post dai beneficiari degli interventi, ma che difficilmente costituiscono motivazioni sufficientemente potenti da convincere a passare all’azione.
L’efficienza energetica non è tra le priorità di investimento della “gente normale” e questo naturalmente pone in grande evidenza il problema delle risorse e delle misure di stimolo e accompagnamento.
Prova ne sia che, esaurita la stagione della super-incentivazione, i numeri dell’efficienza energetica in Italia sono in caduta libera, e questo è un problema settoriale significativo, largamente sottovalutato e mitigato solo in parte dagli investimenti del PNRR che peraltro sono temporanei.
La recente esperienza italiana di un meccanismo di stimolo che è andato fuori controllo spaventa chi ha la responsabilità dei conti pubblici, ma questo non deve essere motivo di chiusura riguardo al tema dell’efficienza energetica proprio perché affrontare questa consente di fronteggiare i problemi sociali che sono stati evidenziati.
Oggi si osserva una crescente presa di distanza rispetto ai temi e alle strategie del Green Deal, che viene accusato di ideologismo e di scarsa attenzione per gli interessi economici delle nostre comunità economiche, dimenticando invece la spinta verso l’innovazione che è implicita in queste strategie.
Soprattutto nel nostro Paese, tende a diffondersi il dubbio, il conservatorismo, financo il negazionismo e può anche darsi che l’enfasi che viene data all’obiettivo della transizione ecologica sia troppo lontana dagli interessi immediati della gente.
Tuttavia, mettere in dubbio l’importanza della transizione ecologica e ostacolare quella energetica – di cui l’efficienza energetica degli edifici è una delle parti più importanti e corpose – non contribuisce a risolvere i gravi problemi della povertà energetica e dell’inquinamento ambientale. Questi sono problemi che restano e che non possono essere elusi.
Per questo motivo crediamo che sia venuto il tempo di abbandonare la narrazione che ha prevalso negli ultimi tempi, sull’errore concettuale del Green Deal, sull’inutilità della transizione energetica, sulla sua pericolosità per l’economia, sulle truffe del superbonus e via dicendo, e di ragionare con razionalità sugli obiettivi che devono essere raggiunti e sugli strumenti che devono essere costruiti per raggiungerli, abbandonando le ricette semplicistiche e gli slogan facili da spendere politicamente ma poco efficaci sul piano pratico.
Passare dalla enunciazione degli obiettivi generali descritti nella direttiva e nel PNIEC a piani concreti, efficienti, sostenibili ed efficaci richiede
un difficile esercizio di analisi, numeri, priorità, tempi, che tengano in considerazione che gli edifici non sono tutti uguali e che devono essere adeguatamente
segmentati. Solo alcuni esempi:
- la proprietà singola deve avere regole di ingaggio diverse da quella condominiale, dove non si può pensare di fare discriminazioni reddituali a meno di non volere la paralisi
- gli edifici appartenenti a diverse zone climatiche o sismiche hanno diverse priorità tecniche
- gli edifici a reddito e quelli destinati alla propria abitazione possono essere oggetto di diverse intensità di incentivazione e di obblighi.
In tema di importanza sociale, le seconde, terze, quarte case date in locazione a famiglie che non possono permettersi la prima non sono così diverse dalle prime case di proprietà.
Tornando al tema delle risorse, è fondamentale individuare il mix ottimale di risorse pubbliche e private in grado di attivare il flusso desiderato di interventi.
La percentuale di incentivazione non è irrilevante in relazione all’efficacia, ma altrettanto importante è la disponibilità di risorse finanziarie a bassissimo costo e in quantità adeguata, in grado di anticipare i lunghi tempi di ritorno degli interventi di efficienza energetica profonda. A questo proposito è interessante l’indicazione fornita da Draghi sull’opportunità di mobilitare imponenti risorse comunitarie, che sono le uniche in grado di possedere questi caratteri.
L’auspicio è che i benefici sociali che conseguono alla transizione ecologica ed energetica possano aggregare un consenso trasversale in grado di convincere chi ha la responsabilità politica apicale dell’opportunità di individuare un livello adeguato di risorse pubbliche da dedicare stabilmente al raggiungimento di questi obiettivi.