Comunicato stampa 8 aprile 2016
Dichiarazioni del Presidente Dettori
OPERE PUBBLICHE: TOLTO UN MACIGNO, IL PAESE RISCHIA DI TROVARSENE UNO ANCOR PIU’ PESANTE
Senza patto di stabilità più risorse per le opere pubbliche, ma gli investimenti rischiano di rimanere congelati se il nuovo Codice non metterà in condizione i Comuni di fare le gare e appaltare i lavori
Milano 8 aprile 2016 – Per Marco Dettori, Presidente di Assimpredil Ance, l’Associazione delle imprese edili e complementari di Milano, Lodi, Monza e Brianza, dopo anni di battaglie e denunce sugli effetti distorsivi e dannosi del patto di stabilità, battaglie fatte anche insieme ai nostri Comuni, è stato raggiunto un importante risultato, ma adesso bisogna far ripartire gli investimenti.
I Comuni hanno la possibilità, con l’approvazione del bilancio di previsione entro il 30 aprile, di decidere come sfruttare i nuovi spazi finanziari aperti da questa riforma molto attesa. Una decisione importante che deve favorire quelle scelte in grado di rimettere in moto il settore delle costruzioni, duramente penalizzato da anni di blocco della spesa, e migliorare la competitività del territorio.
Non ci sono dubbi: le risorse che si sono liberate devono essere destinate agli investimenti e ai pagamenti alle imprese, perché solo così saremo in grado di recuperare crescita economica e occupazione. Bisogna non sprecare questa occasione.
Ma a nulla serviranno gli sforzi di chi vive i problemi del territorio se il nuovo Codice degli appalti verrà approvato con l’assurda ipotesi di relegare la possibilità di assegnare le gare al massimo ribasso, ovvero tenendo conto solo del prezzo, ai micro appalti, sotto i 150 mila euro. Costringere i Comuni ad assegnare appalti di minimo importo con l’offerta economicamente più vantaggiosa, ovvero prezzo più aspetti tecnici, vuol dire ritardare le aggiudicazioni di 8-12 mesi: di fatto, un blocco di tutte le piccole opere essenziali per la rigenerazione e manutenzione del territorio.
Si fermerà il mercato anche se sarà obbligatorio assegnare con gare formali le opere di urbanizzazione secondaria (scuole e altri edifici pubblici), con il risultato che avremo le case ma in quel quartiere non avremo i servizi che sono legati all’intervento immobiliare.