Care Colleghe e Cari Colleghi,
lo scorso 15 settembre si è tenuto a Milano il convegno "Emergenza casa: verso un piano europeo", durante il quale si è discusso della crisi abitativa in Europa con l’obiettivo di individuare soluzioni sostenibili e accessibili.
L'evento, organizzato in occasione della visita a Milano della Commissione speciale sulla crisi degli alloggi del Parlamento Europeo (HOUS), ha riunito autorità locali ed europee, rappresentanti delle istituzioni, della Chiesa, dell'Università, del settore finanziario e immobiliare.
Questo incontro è nato dalla crescente urgenza di trovare soluzioni per la crisi abitativa che affligge le città europee: non è infatti solo Milano a subire questa situazione.
Molte altre realtà europee stanno affrontando la sfida del sovrappopolamento, come conseguenza dello spopolamento delle aree più interne.
Dati ASviS ci dicono che oggi il 55% della popolazione mondiale risiede nelle metropoli, percentuale destinata a salire al 68% nel 2050.
In un tale contesto, la Commissione Europea – dalle parole del Vicepresidente della Commissione UE, Raffaele Fitto – ha individuato due strumenti con i quali intervenire sulle politiche abitative: il PNRR e la revisione della politica di coesione, che sarà rivista nelle prossime settimane assieme ai Governi.
Accelerare sui fondi per il Piano Casa con strumenti di flessibilità nel bilancio, raddoppiando le risorse europee a disposizione per far fronte all’emergenza abitativa, è un obiettivo prioritario dell’Esecutivo Europeo. L’emergenza casa richiede un’alleanza multilivello per ottenere una risposta efficace. Dalle Regioni al Governo, fino alla Commissione UE, le istituzioni stanno lavorando per affrontare la crisi abitativa.
Il nodo centrale resta quello delle risorse, come sottolineato anche dal Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, secondo cui per attuare un Piano Nazionale per la Casa sarebbero necessari almeno un centinaio di miliardi, di cui un paio servirebbero solo a Milano, dove è previsto un Piano Casa di 10.000 appartamenti accessibili su aree comunali.
Per definire gli strumenti risolutivi dell’emergenza casa e per sostenerne l’investimento economico, si rivela indispensabile, unitamente all’intervento del Governo e dell’Unione Europea, il coinvolgimento degli investitori privati e della categoria imprenditoriale.
Il sistema ANCE ha preso la parola tramite la Presidente Federica Brancaccio, sottolineando che in un contesto in cui le risorse pubbliche sono limitate, sono fondamentali le sinergie tra il pubblico e il privato, il cui contributo deve essere supportato da semplificazioni e agevolazioni, oltre che da un’analisi dell’impatto sociale.
Il problema della casa, infatti, è prima di tutto un problema di risposta sociale, in cui è fattibile il coinvolgimento dei privati solo se basato sul principio di fiducia, che è soddisfatto nel momento in cui gli investimenti sono supportati dalla sostenibilità economica dei piani finanziari. A tal fine è urgente costruire un quadro di regole che contribuisca a garantire la sostenibilità della realizzazione delle quote di Edilizia Residenziale Sociale (ERS).
L’insostenibilità dell’investimento economico in caso di interventi edilizi con quote significative di ERS è emersa anche dallo studio “Lo sviluppo immobiliare a Milano: perché si costruiscono poche abitazioni?”, elaborato dal prof. Cottarelli, che la nostra Associazione ha presentato lo scorso anno insieme ad Aspesi e Confindustria Assoimmobiliare.
Il principio dell’equilibrio economico degli interventi è la base da cui partire: gli operatori privati possono farsi carico di contribuire alla soluzione del tema dell’housing sociale solo entro i limiti della fattibilità finanziaria.
Affinché ciò accada non ci sono alternative, né scorciatoie: sono necessarie regole chiare, una macchina burocratica efficiente e – soprattutto – una visione di sviluppo che guardi alla casa come leva di sviluppo urbano, sostenibile e accessibile.
Serve un Piano di Edilizia Pubblica per le fasce più deboli della popolazione e contemporaneamente strumenti urbanistici, finanziari e fiscali che consentano di mettere sul mercato le case a prezzi accessibili per i giovani, le famiglie e i lavoratori.
Nell’odierno contesto urbano, in cui la pianificazione deve fare i conti con il risparmio del consumo di suolo e la contestuale necessità di garantire case a prezzi accessibili, è necessario procedere alla riscrittura del sistema normativo delle costruzioni e dell’urbanistica, al fine di creare le condizioni per una corretta gestione del fabbisogno abitativo nelle città moderne.
Sono convinto che la collaborazione tra il pubblico e il privato debba essere il punto di partenza per risolvere l’emergenza casa anche a Milano. In una città dove le spese di gestione annua dell’edilizia residenziale pubblica sono di 86 milioni di euro, come sottolineato dal Comune stesso nel documento che detta le linee di indirizzo politico per il Piano Straordinario per la Casa Accessibile, e i ricavi degli affitti sono praticamente nulli, emerge la necessità, non solo di una visione strategica a diversi livelli pubblici e amministrativi, ma anche un ingaggio attivo della Regione, dello Stato e, appunto, dell’UE.
Appare dunque sempre più chiaro che la dimensione della città è un tema che deve essere oggetto di riflessione e che le politiche di sviluppo del territorio vadano affrontate almeno a livello metropolitano.
Nella risoluzione delle svariate problematiche – tra cui l’emergenza casa – l’allargamento dei confini è inevitabile, in quanto significa costruire un progetto di città vasta, che promuova la cooperazione sovracomunale e che ridefinisca un nuovo equilibrio tra gli spazi del lavoro e le aree urbane, pianificando un decentramento dei servizi per includere tutte le aree e i territori nelle funzioni pubbliche.