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INTERVISTA A FABIO ESPOSITO, VICEPRESIDENTE PER IL CENTRO STUDI ASSIMPREDIL ANCE


Nel 14° Rapporto Congiunturale, curato dal Centro Studi, sono descritte le dinamiche che hanno caratterizzato il settore delle costruzioni in questi ultimi anni, Ci può dire cosa emerge dal Rapporto?

Nel settembre 2024 l’Istat ha rivisto i Conti Economici Nazionali, in accordo con l’Europa, rivalutando le principali grandezze economiche, tra cui il Pil, gli investimenti fissi lordi e tra questi gli investimenti in costruzione. Per questi ultimi la rivalutazione è stata particolarmente intensa per gli ultimi anni.

Il volume di investimenti in costruzione è stato rivalutato di 3,7 miliardi nel 2019 per arrivare ad una rivalutazione degli investimenti effettuati nel 2023 pari a 29 miliardi aggiuntivi.

In questo nuovo scenario di riferimento gli investimenti in costruzioni sono cresciuti in modo straordinario negli ultimi tre anni. La crescita tra il 2021 e il 2023 è stata pari al +26,8%, raggiungendo i 204 miliardi complessivi a livello nazionale in termini di volumi, superando il picco registrato nel 2007 (200 miliardi), l’anno precedente la crisi finanziaria globale del 2008. In altri termini il settore delle costruzioni ha recuperato in tre anni il livello di investimenti registrato nel 2007.

E il contributo alla crescita dell’economia italiana negli anni post pandemia è stato determinante. In termini di valore aggiunto il settore delle costruzioni è cresciuto tra il 2021 e il 2023 del +24,2% contro il -1,6% nel settore delle attività estrattive, manufatturiere ed altre attività industriali, il -1,2% dell’agricoltura e il +6,9% del settore dei servizi.

Questa crescita intensa e repentina può essere attribuita all’incentivo fiscale del superbonus 110% e dall’avvio dalla fine del 2022 degli investimenti in infrastrutture trainati dal PNRR.

Questa dinamica si osserva anche dall’analisi trimestrale degli investimenti in costruzioni, che indicano peraltro una sostanziale tenuta dei volumi di investimento nel primo semestre 2024, pur con una leggera flessione nel secondo trimestre. Una dinamica che trova riscontro in tutti gli indicatori territoriali analizzati nel Rapporto. Dai dati della Cassa Edile agli investimenti in conto capitale dei comuni dei nostri territori.

Il problema si porrà quando i due motori della crescita del settore di questi anni verranno meno.


Quali sono, infatti, le prospettive del settore nei prossimi anni?

Nei primi mesi del 2024 si sono registrati gli effetti di trascinamento della conclusione dei lavori del superbonus. Ma nella seconda metà dell’anno, finita la stagione del superbonus, si registrerà la forte caduta degli investimenti in riqualificazione del patrimonio residenziale, solo in parte sostenuti dai bonus edilizi ordinari, peraltro in fase di décalage.

L’edilizia abitativa ordinaria sembra ristagnare sia per questioni legate alla regolazione sia per la scarsa consapevolezza dei decisori pubblici di dare una risposta alla domanda di abitazioni in proprietà ed in affitto presente sul mercato.

Viceversa, gli investimenti in infrastrutture continueranno a crescere in modo significativo nel secondo semestre del 2024 e per buona parte del 2025.

Probabilmente il 2024 si chiuderà con una ridotta flessione dei volumi per effetto della crescita intensa degli investimenti in infrastrutture e la progressiva accelerata riduzione di quelli in abitazioni.

Nel 2025, con l’esaurirsi dell’effetto del PNRR, la flessione del volume di investimenti in costruzioni sarà molto più consistente.

Destano preoccupazione soprattutto le prospettive di medio termine dal 2026 in avanti.

I rigidi vincoli di finanza pubblica che il Governo si è dato con il Piano Strutturale di bilancio di medio termine, non permetteranno di mantenere i ritmi di investimenti in infrastrutture che si sono osservati in questi ultimi anni. L’eventuale proroga del PNRR potrà solo mitigare i limiti alla capacità di spesa in investimenti pubblici.

Il comparto degli investimenti in abitazioni, se non risolverà i problemi di regolazione e se non saranno adottate misure adeguate a favorire l’offerta di abitazioni in proprietà e in affitto e stimoli equilibrati ed efficienti per il recupero del patrimonio residenziale, entrerà in una fase di stagnazione in un mercato più ristretto in termini di volumi.


Quali sono le misure che possono essere messe in campo per far si che il settore delle costruzioni possa continuare a dare il proprio contributo allo sviluppo dell’economia e risposte alle esigenze della società?

Innanzitutto, si deve risolvere in tempi brevissimi la paralisi amministrativa urbanistica che sta bloccando tutti gli interventi già autorizzati e quelli in fase di sviluppo nel Comune di Milano, i cui effetti paralizzanti si stanno estendendo a tutta Italia.

Siamo confidenti che a livello parlamentare sia trovata presto una soluzione adeguata al problema.

Ma c’è un tema strategico che l’Italia deve affrontare. I dati demografici mostrano che la popolazione è molto aumentata negli ultimi anni nelle aree metropolitane, a cominciare da quella di Milano, e le previsioni indicano che crescerà ancora nei prossimi anni. Da qui la grave carenza di offerta di abitazioni in proprietà e in affitto che non riesce a soddisfare i nuovi bisogni della società.

Alcune analisi indicano che la produzione di nuove abitazioni rispetto alla popolazione in Italia è la più bassa tra tutti i paesi europei.

È necessario un piano organico per aumentare l’offerta di abitazioni che preveda regole chiare e ruoli ben definiti tra privati e pubblico, anche in sinergia tra loro.

È la vera sfida per il futuro.


A cura di Antonio Gennari

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