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TAVOLA ROTONDA E CONCLUSIONI

La parte conclusiva dell’Assemblea Generale 2024 è stata dedicata ad una tavola rotonda dal tema “Il futuro delle città”, introdotta e coordinata dalla Presidente Regina De Albertis e dal Prof. Luca Pesenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Ne hanno discusso:
Chiara Braga - Capogruppo del Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista, Camera dei Deputati
Alessandro Cattaneo - Responsabile Nazionale Settore Dipartimenti Forza Italia - Berlusconi Presidente, Camera dei Deputati
Tommaso Foti - Capogruppo Fratelli d’Italia, Camera dei Deputati

Qui il link per vedere e ascoltare i loro interventi


Di seguito, l’intervento introduttivo della Presidente.

Mi riallaccio all’ultima parte del mio intervento per ribadire quanto sia cruciale un più attento e  preventivo coinvolgimento della Città durante i processi decisionali che prevedano impatti rilevanti sulla vita dei cittadini. In proposito, condivido pienamente una delle proposte emerse dal progetto che  suggerisce, in presenza di determinate caratteristiche dimensionali o funzionali di un nuovo intervento (ad esempio: interventi all’interno di quartieri con elevata densità abitativa, grandi interventi di riqualificazione) e al di là del normale iter del processo decisionale di approvazione, che venga prevista anche una fase comunicativa diretta volta ad esporre alla cittadinanza l’opera che si andrà a realizzare e a raccogliere le opinioni in merito.

Tale processo potrebbe ad esempio essere gestito in sinergia tra gli operatori e i nove Municipi della Città, ciascuno dotato delle proprie Commissioni istruttorie e tecniche e con il coinvolgimento diretto degli organi politici. Nella stessa direzione va la proposta di attivare iniziative comunicative direttamente da parte dell’Amministrazione Comunale: per ovviare alla frequente situazione di cantieri che nascono inaspettatamente sul territorio, il Comune stesso dovrebbe farsi parte attiva e diligente nei confronti della popolazione, e dei residenti confinanti in particolare, mettendo a disposizione la documentazione che giustifica la piena regolarità dell’intervento, anche sotto gli aspetti della valenza pubblica o sociale dello stesso, delle opere e servizi restituiti alla Città e degli oneri versati all’Erario comunale.

Penso al dibattito pubblico che anche in Italia è stato introdotto con l’art 22 del Codice dei Contratti e che sancisce l’essenzialità della trasparenza nella partecipazione di portatori di interesse. Oggi è rivolto alle  grandi opere di rilevante impatto sull’ambiente per gestire il consenso, ma il tema del consenso sarà centrale per uno sviluppo sostenibile anche delle città: è  la porta per costruire una via al 2050 di crescita.

Nel lavoro fatto sono emersi molte interessanti proposte  ma per tutte le azioni è evidente: che non esiste una ricetta magica, che la via verso il futuro deve essere percorsa con la volontà di tutti i soggetti coinvolti di condividere che il prossimo traguardo del 2050 deve essere tagliato insieme. “E’ leggero il compito quando molti si dividono la fatica” scriveva  Omero, mai come oggi queste parole sono valide per costruire un progetto realizzabile.

A seguire, l’intervento introduttivo del Prof. Luca Pesenti.

Di cosa ha bisogno Milano oggi? Di cosa ha bisogno la nostra città per guardare con speranza, desiderio, visione al futuro? È la domanda che Regina De Albertis mi ha posto quando ci siamo conosciuti, qualche anno fa. Da quella domanda è nato un percorso di ricerca e coinvolgimento della città, che ha visto un primo tempo (in fase di conclusione) in cui abbiamo coinvolto un gruppo di 50 interlocutori, “esperti per esperienza” potremmo dire, rappresentanti di tutti i mondi e le categorie economiche, sociali, culturali e generazionali che a diverso titolo vivono la città. Li abbiamo coinvolti in un percorso che sta giungendo a completamento, chiedendo di identificare proposte concrete per il futuro di Milano.

Alcune di queste proposte sono già risuonate nelle parole di Regina De Albertis. Si articolano attorno a 10 parole chiave: abitare e casa, dimensione metropolitana e governance, ascolto e condivisione, mobilità e  sosta, partenariato pubblico privato, rigenerazione urbana  e   qualità urbana, cultura,  digitalizzazione  e  innovazione, giovani,  sport e scuola, infrastrutture e smart city, ambiente ,  sostenibilità e  transizione ecologica.

Nel complesso, mi pare che la prospettiva che traspare in controluce da questo lavoro sia riassumibile con le parole che Monsignor Delpini pronunciò nel suo discorso alla città del 2017, quando chiamò la città a una grande “alleanza per costruire il buon vicinato” per evitare che non siano vissute come vere le parole di Eugenio Montale, che parlò di Milano come di un “enorme conglomerato di eremiti”.

Ecco, credo che per costruire questa alleanza ci sia un’altra parola che deve guidarci tutti: “equilibrio”. Perché l’alleanza sia fruttuosa, occorre innanzitutto tenere in equilibrio gli obiettivi di sostenibilità, per evitare che uno prevalga su tutti gli altri: è l’equilibrio tra le necessità dell’ambiente, le esigenze economiche e produttive, e le esigenze sociali.

Un’alleanza fruttuosa richiede anche equilibrio tra pubblico e privato, perché la costruzione di questa alleanza non deve essere immaginata come un compito primario o addirittura esclusivo della politica (benché sia necessaria tanta “buona politica”) ma come un compito che chiama a raccolta e coinvolge tutti: attori pubblici, attori privati, terzo settore, cittadinanza attiva.

Infine, un’alleanza fruttuosa deve ricercare incessantemente l’equilibrio tra le diverse popolazioni che vivono la città: non soltanto dunque i “city users” che vengono a Milano per consumare servizi pubblici e privati, non soltanto i “predatori” che stanno a Milano per tempi brevi sfruttandone i benefici senza dare nulla in cambio, ma anche i pendolari che rendono florido il sistema delle imprese della città pur ricevendo servizi non sempre all’altezza, e soprattutto i cittadini, chi vive ogni giorno la città e che sempre di più si sente messo ai margini, non ascoltato nelle proprie esigenze e necessità, costretto a subire le “esternalità negative” generate dagli altri utilizzatori della città (in termini di inquinamento, di traffico, di costo della vita e sempre di più di costo dell’abitare.

Proprio per questo, come Università Cattolica abbiamo raccolto l’invito a coinvolgerci attivamente per rendere possibile proprio l’ascolto della città. Daremo conto nelle prossime settimane dei risultati di questa prima fase di ricerca, che vivrà nei prossimi mesi una seconda fase, su forte richiesta di Regina De Albertis, per trasformare le proposte degli esperti in un grande dialogo con la città e innanzitutto con i cittadini di Milano. Perché il futuro di Milano occorre che sia costruito insieme, ed è meglio pensare insieme le ragioni dell’Io, del singolo individuo, del singolo portatore di interessi, e quelle sempre più urgenti del Noi, della comunità locale nelle sue diverse e tutte degne articolazioni.

Le conclusioni della Presidente.

L’impostazione generale, ispirata alla logica del “fare bene e fare presto”, appare senz’altro condivisibile. Il principio del risultato non può tuttavia essere limitativo dell’apertura del mercato alla concorrenza. Per questo il sistema associativo chiede di non restringere l’accesso al mercato degli operatori economici.

Suscita perplessità la scelta di istituzionalizzare, fino alla soglia comunitaria, l’utilizzo delle procedure negoziate senza bando. Seppur l’intento sia quello di favorire la massima velocità nell’aggiudicazione dei contratti, tuttavia, si tratta di una soglia eccessivamente elevata, che rischia di produrre un effetto inverso a quello auspicato, limitando la trasparenza, la pubblicità e la concorrenza.

Vorremmo sapere se con il correttivo al Codice di cui si discute a livello parlamentare in questi giorni, secondo le forze politiche che rappresentate potrebbe essere l’occasione per trovare una soluzione in grado di coniugare risultato e concorrenza, efficacia del processo e apertura del mercato a tutte le imprese in grado di competere.

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