oggi vorrei raccontarvi a che punto ci troviamo con l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a tre anni dal suo lancio e a tre anni dalla sua conclusione, anche alla luce del fatto che a fine novembre la Commissione Europea si è espressa sulle modifiche proposte dall’Italia al Piano.
Purtroppo, al momento, non si può però sottacere il fatto che la spesa del PNRR risulta in ritardo rispetto ai programmi.
Infatti, secondo le ultime previsioni disponibili contenute nella NADEF del 2022, entro la fine del 2023 si sarebbero dovuti spendere circa € 61 miliardi, mentre i dati più recenti, pur trattandosi di stime parziali, quantificano solo in € 27,6 miliardi la spesa effettiva realizzata al 31 luglio 2023, ossia un incremento, nei primi sette mesi del 2023, di soli € 3,1 miliardi, meno di 500 milioni al mese, se si considera che al 31 dicembre 2022 la spesa si era attestata a € 24,5 miliardi. La prospettiva, a conti fatti, è comunque quella di arrivare a una spesa effettiva di almeno € 30 miliardi entro la fine dell’anno in corso.
Si assiste quindi ad uno spostamento della spesa effettiva verso l’ultimo biennio del Piano (2025-2026) per il quale è previsto che la spesa di attesti su € 83,6 miliardi.
In altre parole, il PNRR sta avanzando ad una velocità dimezzata rispetto alle previsioni.
Nonostante ciò, il settore delle costruzioni è il comparto che maggiormente contribuisce all’impiego effettivo delle risorse, rappresentando circa il 65% delle somme effettivamente spese al 31 dicembre 2022. Pertanto, in sede di richiesta di revisione del Piano, sarebbe stato sconsigliabile definanziare un gran numero di opere pubbliche, tra cui i piccoli e i medi interventi diffusi finalizzati alla messa in sicurezza del territorio e all’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico.
Su € 15,9 miliardi di interventi oggetto della revisione proposta dal governo, ben € 13,1 miliardi riguardano investimenti comunali diffusi sul territorio rappresentati da piccoli e medi interventi assegnati agli enti locali (6 miliardi), progetti di rigenerazione urbana (3,3 miliardi), Piani urbani integrati (2,5 miliardi) e interventi volti a fronteggiare il rischio idrogeologico (1,3 miliardi). Da qui il timore che il cospicuo definanziamento di circa 42mila interventi diffusi sia una scelta controproducente, sia per l’avanzamento del Piano, sia per il Paese, visto appunto che oltre l’80% del valore (13 miliardi) è relativo a investimenti comunali. Più nello specifico, poi, la Lombardia dovrebbe attendersi un taglio di investimenti pari ad € 1,2 miliardi.
Si rischia quindi il blocco di procedure già avviate se non si chiariscono le coperture finanziarie alternative e la relativa cassa. Sarebbe stato infatti preferibile intervenire sui singoli interventi critici piuttosto che procedere allo stralcio di intere linee di investimento già avviate e in molti casi in corso di realizzazione. Questo, anche per dare continuità ad un nuovo modo di investire inaugurato con il PNRR, caratterizzato da un’accelerazione nella fase di programmazione degli investimenti ed una riduzione dei tempi di affidamento delle opere e di cantierizzazione funzionali all’obiettivo di realizzare le opere pubbliche nei tempi prefissati.
Il PNRR rappresenta una grande occasione per l’Italia sia in termini di risorse disponibili ed impiegate, sia in termini di opportunità di sviluppo di nuovi processi di spesa pubblica: è quindi una sfida che l’intero sistema Paese deve vincere.
Resta in ogni caso da dire che le modifiche proposte dall’Italia sono state oggetto di valutazione positiva da parte della Commissione europea e che tali proposte di emendamento comprendono anche il capitolo dedicato a REPowerEU che, andando a costituire la nuova Missione 7 del PNRR, ha l’obiettivo di porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi.
Il Piano nazionale, dopo l’approvazione definitiva delle modifiche proposte dall’Italia, per la parte finanziata dall’Unione Europea, incrementerà da € 191,5 miliardi ad € 194,4 miliardi (di cui 122,6 miliardi di sovvenzioni e 71,8 miliardi di prestiti), e comprenderà 66 riforme, 7 in più rispetto al piano originario, e 150 investimenti.
Ricordo infine che ad oggi, nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza l’Italia ha ricevuto € 85,4 miliardi: 24,9 miliardi di prefinanziamento e 60,5 miliardi complessivi erogati con le prime tre rate. La richiesta di pagamento della quarta rata, pari ad € 16,5 miliardi, è stata anch’essa approvata dalla Commissione con il trasferimento dei fondi previsto entro la fine dell’anno e sempre entro il 31 dicembre 2023 il Governo ha dichiarato che saranno raggiunti anche gli obiettivi da cui dipende il pagamento quinta rata.