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SUPERBONUS

Decreto 'anti-frodi': tetto cessioni torna a tre, stretta su sanzioni e qualificazione delle imprese

Il governo rivede ancora le regole sui bonus edilizi, deciso a sbrogliare la matassa e rimettere in moto il mercato.

Via il limite ad una sola cessione dei crediti d'imposta generati dal Superbonus 110% e dai bonus 'minori'. Il credito potrà essere ceduto dal beneficiario originario a qualsiasi altro soggetto, mentre chi lo acquista potrà utilizzarlo in compensazione o cederlo, ma solo a banche, intermediari finanziari, società di un gruppo bancario o imprese di assicurazioni. Questi potranno poi trasferirlo solo un'ulteriore volta e solo tra di loro.

Stop alla cessione parziale del credito successiva alla prima: il beneficiario originario potrà ancora cederlo in parte, mentre il soggetto che lo acquista, o l'impresa che ha praticato lo sconto in fattura, potrà trasferirlo soltanto per intero. Al credito d'imposta verrà attribuito un "codice identificativo univoco", da riportare nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni, così da renderne tracciabili le movimentazioni.

Stretta sulle sanzioni per i tecnici asseveratori e per i soggetti che appongono il visto di conformità in caso di informazioni false o omesse sull'effettiva realizzazione dell'intervento, sui requisiti tecnici o sulla congruità delle spese: è prevista una reclusione da due a cinque anni e multe fino a 100mila euro.

Si viene poi al nodo sequestri. Nel correttivo è previsto che sarà possibile avvalersi dei crediti fiscali sottoposti a sequestro dalle procure, una volta 'dissequestrati', con termini aumentati per un periodo pari alla durata della sospensione. Questo per evitare che chi ha acquisito il credito perda il diritto all'incasso.

Trova spazio nel testo anche l'attenzione alla 'qualificazione' delle imprese: per i lavori di importo superiore a 70mila euro, il riconoscimento dei bonus edilizi sarà consentito solo a coloro che applicano i contratti collettivi del settore edile, nazionale e territoriali, stipulati dalle associazioni datoriali e sindacali. Una vittoria per Ance, che aveva più volte chiesto di riservarne i benefici alle imprese qualificate, che garantiscono ai lavoratori adeguate tutele sotto il profilo della formazione e della sicurezza. Il limite dei 70mila euro assicurerà anche la congruità degli interventi, e che le imprese realizzino lavori in proporzione alla propria dimensione. Il contratto collettivo applicato dovrà essere riportato nelle fatture emesse in relazione all'esecuzione dei lavori. Nel vigilare su questo, l'Agenzia delle Entrate potrà avvalersi dell'Ispettorato nazionale del lavoro, dell'INPS e delle Casse Edili.

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