Expo, legge speciale per Milano. L'idea dei costruttori. L'intervista

Interviste al Presidente Marco Dettori su Il Giorno del 1 ottobre e su Affaritaliani.it del 30 settembre 2015


“Una legge speciale su Milano”. Marco Dettori, Presidente di Assimpredil Ance, in due interviste, una su Il Giorno del 1 ottobre 2015 e una su Affaritaliani.it del 30 settembre 2015.

"Un progetto in tempi certi per consentire a Milano di correre verso il futuro", 1 ottobre 2015, Il Giorno. Leggi l'articolo

 
"Expo, legge speciale per Milano", 30 settembre 2015, Affaritaliani.it. Di seguito l'intervista

Presidente Dettori, iniziamo dal fondo. Come valuta questa decisione di cambiare l’advisor per le aree post-Expo?
Penso che l’advisor si fosse posto in condizioni tali da non poter dare alcun contributo utile alla decisione della scelta. Sembrava catapultato all’ultimo momento in una situazione di dibattito e di urgenza prendendosi poi ulteriormente tutti i tempi consentiti dall’incarico. Insomma, inaccettabile. Dal punto di vista della tempistica era un nodo da sciogliere subito. Posto che le conseguenze contrattuali della scelta saranno in capo ad Arexpo, penso che la decisione sia stata giusta. Così si interviene più decisamente nel dibattito e si mette a disposizione della parte politica la possibilità di chiudere un accordo tra le parti per individuare la funzione.

Lei ha proposto anche una legge speciale per Milano. Che cosa vuol dire?
L’idea viene dalla consapevolezza che Milano si trova in una situazione molto particolare. Ci sono stati interventi che in modo assolutamente eterogeneo hanno restituito alla città un’immagine e un contenuto diverso in ambito internazionale: CityLife, Porta Nuova, il campus della Bocconi, Expo. Tutto questo ha dato un’immagine diversa a questa città. Positiva. In più l’evento delle Esposizioni ha riconsegnato agli occhi del mondo il fatto che Milano è sicura, è pulita, eroga servizi di un certo tipo. Tutti aspetti che nel panorama degli interventi internazionali hanno un certo appeal, anche a livello di investitori.

E quindi?
Quindi una serie di fondi internazionali, tutti di grande importanza, sono attratti per fare investimenti di lungo periodo. I fondi di lungo periodo sono istituzionali, e quindi hanno bisogno di rendimenti ragionevoli, ma comportanouna grossa massa di investimenti. Non sono speculatori legati all’andamento del mercato. Sono soggetti che promuovono investimenti sulla generazione dei servizi, sulle competenze, su una visione di città. Detto questo, noi pensiamo che ci siano molti operatori che possono essere interessati a fare investimenti sulla città dell’innovazione. Naturalmente per attrarre questi investitori di lungo periodo bisogna dare strumenti che funzionino bene.

Strumenti?
Strumenti di tipo urbanistico, ad esempio.

Ci sono già.
Sì, ma quello che non va bene è affidarsi agli strumenti ordinari. Faccio un esempio: una pianificazione urbanistica ha una gestazione da 5 a 8 anni e un’autorizzazione edilizia che va da uno a due anni. Gli investitori hanno altri tempi, molto più stretti. E’ chiaro che in otto anni gli investitori possono andare anche da un’altra parte. Questo è il punto.

Insomma, queste sono le ragioni per una legge speciale.
Esatto. Milano è in condizione ottima, i fondi stanno guardando questa città perché nel panorama italiano è un’eccellenza, è diventata una città che si proietta nell’ambito della competizione con altre aree del globo. Bisogna dotarsi di qualche strumento per rispondere a queste esigenze di competizione. Dobbiamo avere strumenti non ordinari. Abbiamo pensato a una legge speciale. Ma potrebbe anche essere un commissario straordinario…

Faccio un nome: Sala. Se non vuole fare il sindaco di Milano…
Che sia una legge speciale, che sia il dare a poteri straordinari o commissariali, l’importante è rendere fluido e veloce questo tipo di trasformazione. Quanto ai nomi, ce ne sono tanti, e di qualità, come lo stesso Giuseppe Sala. Il vero tema è che il governo e gli enti locali devono fare un patto che sfrutta la congiunzione della quale gode oggi questa città. Altrimenti si disperde questa enorme potenzialità di lavoro che, peraltro, per le aziende che la nostra associazione rappresenta è fondamentale.

Ci vuole un passo indietro della politica?
Secondo me è un grande passo in avanti. Nel momento in cui il progetto diventa importante, così importante, alla fine la questione della sua realizzazione risulta la priorità assoluta su tutte le altre.

Non vede limiti alla democrazia, ai poteri del consiglio comunale, etc?
Il processo democratico va garantito, ma di certo non si può pensare di dilatarlo a dismisura fino a renderlo un alibi incompatibile con le necessità del mercato. Oppure vogliamo perdere l’occasione unica che ci è proposta oggi?


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