L’apertura dei mercati internazionali, lo scambio d’esperienze tra paesi di culture diverse, i nuovi sistemi di comunicazione telematica hanno introdotto anche in Italia una quantità di professioni e specializzazioni che non sempre sono soltanto la denominazione in altra lingua delle tradizionali professioni ordinistiche.

Nello scenario mutevole dei nostri giorni è quindi la prassi che ha ritagliato gli spazi professionali, vecchi e nuovi, a dimostrazione, se ve ne fosse stato bisogno, che sono le esigenze dell’economia a definire i mestieri e non viceversa.

Così alcune professioni storiche sono in crisi profonda, altre prosperano e si sviluppano ancora, ma, in ogni caso, allo svolgimento di ogni attività complessa partecipano ormai gruppi interdisciplinari di specialisti, che necessitano poi dell’apporto di altri soggetti, capaci di coordinarne l’attività e di condurla a utile conclusione.

Da qui l’interesse di mettere a confronto esperienze diverse e di operare una riflessione congiunta sul futuro di un settore che denota segni di affaticamento, dimostrati dal saldo negativo della bilancia dei pagamenti dei servizi professionali, in un Paese che possiede, assieme a una grande tradizione, una grande ricchezza di soggetti formati e quindi, al contrario, può ambire a svolgere un ruolo internazionale attivo anche in questo campo.

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