Dettori scrive a Sala "Senza imprese non c’è occupazione, non c’è crescita: bisogna salvaguardare il tessuto economico locale"

Lettera aperta al Sindaco di Milano Giuseppe Sala


Carissimo Beppe,

ho apprezzato l’impegno assunto dall’Amministrazione Comunale verso la tutela dell’occupazione: per l’edilizia il capitale umano è il fattore strategico più critico per la ripresa qualitativa del lavoro.

Una priorità al centro del nostro operato da sempre: 102 anni fa noi e le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori dell’edilizia abbiamo dato vita alla Cassa Edile affermando un modello di bilateralità che oggi continua ad essere una eccellenza milanese.

Ma, caro Sindaco, senza imprese non c’è occupazione, non c’è avanzamento qualitativo e professionale, non c’è crescita; per la salvaguardia del tessuto economico locale poco, troppo poco, è stato fatto, come già in più occasioni Ti ho scritto come Presidente della più grande Associazione del Paese nel settore delle costruzioni.

Eppure, proprio dallo sviluppo di un’industria delle costruzioni innovativa e sostenibile la città può vincere la sfida della transizione ecologica, può potenziare un modello positivo di città inclusiva e aperta al cambiamento.

Auspico che la positiva collaborazione che siamo riusciti ad instaurare sul tema qualità dell’aria possa divenire un modello anche per gli altri temi ambientali, primi tra tutti quelli legati al recupero dei materiali dei cantieri in ottica di economia circolare.

La filiera delle costruzioni è molto frammentata e articolata, ma proprio sul tema della sostenibilità sta ridefinendo il suo modello di crescita perché è un settore con grandi potenzialità e che sta combattendo una sfida importantissima.

Avere la Pubblica Amministrazione come partner, in un rapporto di fiducia e di reciproco rispetto, specialmente sul piano locale, è imprescindibile per garantire lavoro, occupazione, crescita professionale: di fatto una qualità dello sviluppo che non può essere realizzata in assenza di un tessuto imprenditoriale radicato territorialmente, diversificato anche dimensionalmente in un mix di piccole, medie e grandi imprese.

Se il futuro sarà determinato dalla capacità di “portare a terra” azioni utili a far crescere una economia in grado di creare valore condiviso, allora noi imprenditori ci aspettiamo che il Comune si occupi anche della vita delle imprese, delle strategie adottate nella selezione delle imprese negli appalti pubblici, delle politiche atte a creare condizioni attrattive degli investimenti, in primis dell’efficienza della PA in materia autorizzativa e di burocrazia.

In particolare:

•             per l’affidamento dei lavori e per la selezione delle imprese ribadisco quanto più volte auspicato e richiesto all’Amministrazione Comunale, ovvero che attraverso un uso proattivo e non restrittivo della discrezionalità le procedure di affidamento possano avere come obiettivo primario il pieno soddisfacimento dei bisogni della collettività e del territorio. Che non siano, cioè, un mero esercizio di rigore interpretativo delle norme dietro il quale giustificare ogni scelta.

Occorre avere coraggio, senza nascondersi nella inadeguatezza delle norme nazionali in materia.

Milano dovrebbe essere un’avanguardia di innovazione per il settore dei LL.PP. e non optare per forme semplicistiche e comode di affidamento delle opere, così come non è accettabile un ricorso generalizzato e indiscriminato agli accordi quadro dove non sono chiari entità, tempi e tipologie dei lavori che verranno affidati.  Non si possono, inoltre, accettare lamentele sul settore delle costruzioni per le conseguenze dei fallimenti di talune aziende alle quali, peraltro, sono stati aggiudicati importanti lavori sulla base di una valutazione fondata esclusivamente sulla regolarità amministrativa, e non anche sulla competenza e professionalità, su un track record e sulla referenzialità sul territorio;

•             per il rapporto tra impresa e PA in ambito amministrativo occorre dare indicazioni precise e specifiche ed evitare una volta per tutte, a Milano, le libere interpretazioni su aspetti normativi e regolamentari che rimbalzano costantemente sugli operatori costringendoli ad una continua rincorsa verso l’obiettivo.

Abbiamo più e più volte chiesto chiarezza sulle questioni amministrative e sui loro tempi perché è insostenibile il gioco dell’oca al massacro di cui fanno le spese l’operatore ma anche la Città e i cittadini, spesso vittime inconsapevoli di una incapacità cronica a risolvere gran parte delle tematiche amministrative legate al nostro settore.

E non si contrappongano i dati degli oneri di urbanizzazione quali indici positivi di un andamento di crescita. Gli oneri di oggi sono da attribuire ad interventi che hanno avuto un tempo di approvazione lungo anche otto anni. Un tempo impensabile, contrario all’interesse della Città e degli operatori economici, ai quali ultimi la Città di Milano deve subito dare un segnale di valorizzazione della dignità dell’investimento sul piano culturale, prima ancora che economico.

Occorre, in questo senso, ad esempio, accelerare gli investimenti nella digitalizzazione dell’archivio visure, evitando alibi poco credibili sulla lamentata limitatezza di risorse umane o di risorse economiche, scudi francamente inaccettabili in una città come Milano.

Insomma, caro Beppe, tanto si fa a Milano grazie alla caparbietà dei suoi operatori, piccoli e grandi, autori di grandi trasformazioni ma anche di piccoli interventi di ricucitura e di rigenerazione urbana, di miglioramento dello spazio pubblico e di manutenzione e decoro dei beni collettivi, che oggi più che mai sono attenti al progetto, all’immagine, al risultato, al contenuto e alla Città, che della Città si sentono partecipi ed ai quali occorre riconoscere, nei fatti, e soltanto nei fatti, questo valore di appartenenza che consentirebbe loro di poter fare molto di più e di potersi ad ogni effetto considerare donne e uomini che nel lavoro, nell’impegno, nell’investimento, nello sviluppo e nel rispetto verso la nostra Milano potrebbero veramente diventare bandiera diffusa del successo e della crescita della Città.

Ultimo punto che voglio porre alla tua riflessione è l’Area metropolitana

Siamo tutti consapevoli che la sfida non giocata è stata quella di creare nuove dimensioni dell’attrattività allargando e connettendo la città di Milano con i Comuni limitrofi.

Bisogna alzare lo standard della qualità urbana in ottica di Città metropolitana e iniziare a pensare al futuro in una dimensione allargata, con una visione strategica che possa assicurare sviluppo e crescita alla Città e al territorio.

Ecco l’impegno che il nostro settore industriale si aspetta come obiettivo urgente da chi con impegno, professionalità e passione si accinge a intraprendere il percorso di avvicinamento alle elezioni amministrative comunali.

In bocca al lupo!

Con affetto.

Marco Dettori